Il grido di sofferenza di Alghero
02/05/2015
Sono trascorsi quattro lunghi anni da quando il reparto donne di medicina generale dell'ospedale civile è stato sottoposto a ristrutturazione, e le pazienti trasferite (momentaneamente) presso gli ambulatori di oncologia. Definire indecenti le strutture che ospitano degenti e operatori sanitari non è sufficiente a descrivere lo stato di precarietà in cui versa il reparto: pavimenti rotti, infissi obsoleti, servizi igienici angusti, camere di degenza piccole che ospitano spesso ricoverati collocati in barella per mancanza di letti. Gli spazi vitali a disposizione delle persone malate ridotti al minimo che spesso , e duole dirlo, costringono ad assistere al trapasso dei pazienti terminali da una distanza fisica crudelmente ravvicinata. Non può in tali condizioni esistere alcuna privacy per i malati in condizioni i gravi. È arrivato il momento di dire basta a questa vergognosa situazione. Nel 2006 l'assessore alla sanità della giunta Soru, Nerina Dirindin, aveva previsto con il nuovo Piano Sanitario Regionale la realizzazione ad Alghero di un nuovo ospedale; definendo quello esistente non più in grado di assolvere la propria delicata funzione. Nonostante l'accantonamento di 80 milioni di euro, è trascorso un decennio, diversi amministratori regionali ben individuati e responsabili dell'assetto odierno si sono succeduti, ma la situazione logistica è immutata ed è sotto gli occhi di tutti. Nel frattempo sono stati stanziati svariati milioni di euro per una ristrutturazione senza fine. Non si pretendono tempi di esecuzione dei lavori a livello dei paesi europei o del Giappone, sì sa siamo in Italia, ma è giunto il momento che i Politici debbano sentire le urla di dolore dei cittadini e agire rapidamente, anziché limitarsi alle solite dichiarazioni di solidarietà o alle sterili passerelle alle quali si assiste da troppi anni e sapere a chi, e per quali motivi, è imputabile la responsabilità di tali ritardi. |